LA GIORNATA DELL’INTERDIPENDENZA
di Rosalba Monaco
L’intitolazione del nostro IC è stata l’occasione per riflettere su di un tema, un valore che ha segnato la vita di Arturo, ma che ispira la stessa azione educativa della scuola: la cura.
Animato dalla fede nel suo Dio, Arturo si è preso cura dell’Altro, quando era l’ebreo perseguitato dai nazifascisti o i poveri delle favelas in Brasile. Era l’amore ma anche un chiaro sentimento di giustizia, che lo portava ad abbracciare l’Altro, tanto più se “bisognoso”.
Negli anni in cui Arturo era lontano dalla sua Lucca, Don Milani, confinato a Barbiana, raccoglieva nella sua canonica i figli dei montanari e contadini, espulsi dalla scuola pubblica e si prendeva cura di loro, perché, con l’istruzione e l’educazione, fossero cittadini e non sudditi di quel mondo che li voleva emarginati. L’I Care rimasto segnato sulla porta della biblioteca, raccontava di quel modo di prendersi cura: Io ho a cuore. Io mi preoccupo.
Due testimonianze straordinarie che raccontano della cura che conserva la vita, provvedendo alle sue necessità, la cura che ripara le ferite del corpo e dell’anima, la cura che fa fiorire e prendere forma, formarsi, realizzando il proprio esserci.
Ma qui si inserisce anche l’azione della scuola, con l’insegnante che fa della cura il cuore stesso della relazione educativa e didattica, perchè l’apprendimento nasce e si nutre all’interno di un legame. E come ogni legame richiede cura, richiede competenze, richiede tempo.
Ma, più in generale, la cura rappresenta un tratto ontologico essenziale dell’esserci, dell’uomo.
“Siamo gettati nel mondo come esseri incompiuti, senza forma” – diceva Heidegger.
Siamo fragili, perché veniamo alla luce senza sapere perché e quel grido disperato della vita trova risposta, trova cura, tra le braccia e il seno di nostra madre.
Ma siamo anche vulnerabili, perché nasciamo senza forma, come esseri incompiuti. Siamo mancanti d’essere e questa condizione di debolezza – che mai sarà risolta – rende necessario il lavoro di cura. Rende necessario il legame con l’Altro, oltre che con se stesso.
Ma in questo tempo che stiamo vivendo, segnato dall’individualismo, dal nichilismo e dall’apparire, l’Altro è visto non come un compagno di strada, ma uno con cui competere, se non lasciarlo annegare nell’indifferenza. E’ l’illusione di poter vincere solo se l’Altro perde, di poter vivere solo se l’Altro muore. L’illusione di potersi salvare da soli.
Ma è una grande, triste e colpevole illusione, causa delle tragedie che hanno segnato l’umanità e che anche in questo tempo oscurano il cielo sotto il quale camminiamo.
La verità, per dirla con Hemingway, è che “Nessun uomo è un’isola, intero in sé stesso. Ogni uomo è un pezzo del continente, una parte della terra”. Nessuno si salva da solo. Siamo tutti consegnanti gli uni agli altri.
Se non possiamo allora pensare di venir fuori da soli dalle grandi o piccole difficoltà della vita, dai piccoli o grandi conflitti – come quelli che oggi ci stanno inquietando il sonno – vale ancor più quel monito che Don Lorenzo ci ha lasciato “Sortirne da soli è l’avarizia, sortirne insieme è la Politica”.
E’ una dichiarazione di speranza ma anche di consapevolezza: non si può cambiare questo mondo dove cresce la follia della guerra e la disperazione dell’altro è lasciata annegare nel mare o su di una marciapiede.
Insieme dunque è il monito che ancora ritorna, indicandoci una possibile via di uscita.
Così come la dichiarazione di indipendenza degli USA nel 1776 annunciò l’avvento di un nuovo tipo di società, oggi, il mondo nuovo che auspichiamo si può costituire solo partendo da una “dichiarazione di interdipendenza”. Si tratta di affermare il valore del legame fra due o più soggetti che si sentono portatori di una mancanza e di una ricchezza, ma sono anche consapevoli che è solo nell’incontro con l’Altro che ognuno di noi può guardare e accettare la propria incompletezza ma anche il valore, proprio ed altrui.
Per quanto dunque ci accompagni sempre la solitudine, – perchè siamo soli – noi abbiamo bisogno dell’Altro, che cammina insieme a noi. Abbiamo bisogno di sentirci connessi, legati all’Altro e man-tenerci, tenerci per mano. In fondo è quel legame e sentimento di vicinanza, di solidarietà con l’Altro che potrà dare senso al nostro viaggio su questa terra, per sentirci parte di questa umanità.
Da queste riflessioni e dalla convinzione del ruolo fondamentale che la Scuola può giocare nella costruzione di un mondo di pace, di libertà e di uguaglianza, che gli organi Collegiali della Scuola, hanno deliberato di istituire “la Giornata dell’Interdipendenza” da festeggiare il 29 Settembre di ogni anno. E’ l’impegno che la Comunità tutta dell’IC Fratel Arturo Paoli si è assunto, per risaltare il valore dei legami e della cooperazione, nella sua quotidiana azione educativa e didattica.
Il 29 settembre 2023 nel complesso di San Francesco nel centro storico di Lucca, la comunità dell’I.C. Fratel Arturo Paoli ha celebrato “la Giornata dell’Interdipendenza” con l’esposizione dei lavori realizzati dagli alunni delle scuole dell’Istituto.
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